CARATTERISTICHE TECNICHE E COSTRUTTIVE
Ecco un esempio di diversa punzonatura, su armi modificate dalla FNA di Brescia.
Le armi modello 38 in calibro 7,92 x 57, conosciute anche come armi '91 in 8x57, sono
per eccellenza quelle più controverse e mistificate nella storia del fucile italiano, dove
spesso si confondono le produzioni italiane con quelle tedesche, quelle belliche e post-
belliche, attribuendogli ruoli storici impropri o fantasiosi.
La trasformazione delle armi modello 91 in calibro 7,92, cominciò, ad opera dei tedeschi,
nel 1945, tale modifica fu approntata sul fucile modello 41 e su tutte le armi del modello
38, mentre gli studi preliminari e le prove sui prototipi erano iniziati alla metà del 44 .
Per la produzione fu scelta la ditta Heinrich Krieghoff di Klagenfurt (Austria) che
trasformò, in tre mesi, presumibilmente 15.000 armi, le quali sono spesso identificabili,
quando impresso, dal marchio HK sulla culatta. Tali armi furono distribuite nello stesso
anno ad unità civili, di polizia e ai reparti di seconda linea stanziati nel sud e nord Tirolo.
Inoltre imbastisce la fabbrica "12" a Sterzig (Vipiteno) con la mansione di collettore per
l'assemblaggio delle armi modello 91, infatti, in questa fabbrica, vi erano presenti dei
macchinari prelevati dalla fabbrica Armaguerra Cremona.
La trasformazione consisteva nell'alesatura della canna per adattarla al nuovo calibro e
all'alesatura della camera di cartuccia rendendola di conseguenza più sottile e quindi
propensa all'indebolimento dato che il bossolo della cartuccia tedesca era più grosso e
lungo. La modifica prevedeva inoltre la fresatura della testa dell'otturatore per poter
accogliere il fondello del nuovo munizionamento.
Nella cassa veniva posto dietro il traversino, un vitone di rinforzo atto a supportare le
forti pressioni esercitate durante lo sparo.
Particolare importante è che erano dei fucili mono colpo, o almeno non sono state
rinvenute armi trasformate dai tedeschi con caricamento a lastrina. Dentro la scatola
serbatoio, dopo la rimozione della molla di elevazione, veniva posto un tacco di legno per
agevolare l'inserimento della cartuccia, il tacco era fissato al serbatoio tramite una o
due spine.
Successivamente, nelle produzioni del dopoguerra, fu previsto il caricamento con la
lastrina che a sua volta doveva essere modificata per contenere il nuovo proiettile di
dimensioni maggiori, il nuovo pacchetto conteneva 5 proiettili.
Per la cronaca sono state ritrovate pochissime lastrine e quelle poche rinvenute furono
ottenute con la trasformazione di quelle in ottone, tanto da poter affermare, dato che
non abbiamo nessun riscontro di un contratto di fornitura, che ci fu una produzione semi
artigianale.
Per la diversa struttura del pacchetto di caricamento fu modificato anche il profilo del
gancio a becco, posto dentro la scatola serbatoio, per agganciare e tenere ferma la
nuova lastrina modificata.
La produzione italiana post-bellica, effettuata dalla FNA di Brescia presumibilmente in
joint con la Franchi nei primi anni '50, aveva tutti gli accorgimenti e le modifiche
effettuate nella versione tedesca, solo che prevedeva il caricamento a lastrina e non a
singolo colpo. Fu aggiunto un secondo vitone di rinforzo, collocato in prossimità
dell'impugnatura del calcio e sulla manetta dell'otturatore e della culatta fu stampata la
lettera "S" che indicava l'utilizzo della palla spitzer (appuntita).
Per questo lotto di armi da destinare al mercato arabo e precisamente alla R.A.U.
(Repubbliche Arabe Unite) furono usati il moschetto modello 38 e moschetto modello 38
per ts e per la trasformazione questi due modelli furono utilizzati indifferentemente sia
quelli in calibro 7,35 e quelli in calibro 6,5.
La trasformazione F.N.A. Brescia, in base al campo matricolare, è quantificata in circa
10.000 unità.
(n.d.r. le schede visualizzate sono quelle del moschetto modello 38, dato che
l'unica differenza sostanziale era nel calibro)
E' fatta di acciaio fuso al crogiuolo, lunga 451 mm, le righe sono 4 con andamento
destrorso e passo costante di 24 cm, il profilo esterno è tronco-conico, anteriormente si
notano il vivo della volata con inserita una braca che porta superiormente un mirino ed
inferiormente l'articolazione della baionetta triangolare, fissabile nelle posizioni "a riposo" o
"inastata" mediante una struttura meccanica.
Posteriormente vi è uno zoccolo sul quale è montato una tacca di mira fissa per la
distanza di 100 m, con sopra inciso il valore del calibro 7.9 o 7.92 oppure niente; mentre
nella parte terminale della canna, in congiungimento alla culatta mobile, troviamo su essa
incisi la matricola e quando presenti il calibro 7,9, il nome della fabbrica, l'anno di
costruzione, l'era fascista e i vari punzoni di collaudo.
Il tratto filettato è la parte di congiunzione con l'avvitamento alla culatta mobile e il profilo
interno, presenta posteriormente la camera di cartuccia al termine della quale inizia il
tratto cilindrico rigato.
E' in legno di faggio ed è costituita dal fusto, dall'impugnatura e dal calcio.
Il fusto presenta un incasso longitudinale per l'alloggiamento della canna, un altro incasso
per l'alloggiamento del traversino, il canale esterno per la baionetta ripieghevole ed altri
incassi per i fornimenti, inoltre lungo il fusto sono presenti due fori (uno solo per la
produzione tedesca) per il passaggio dei bulloni di rinforzo posizionati in corrispondenza
della coda della culatta e del traversino.
Sono il bocchino, con la vite passante di bloccaggio che reca lo sguscio di appoggio della
baionetta quando questa è a riposo, il traversino laterale, tutt'uno col bocchino, per il
passaggio della cinghia.
Il calciolo metallico, che reca uno sportellino a molla per accedere al foro dove viene
riposta la bacchetta nettatoia, scomposta in due parti.
Il traversino con le due asole, per il passaggio della cinghia, alloggiato sulla pala del calcio .
Un altro particolare in legno è il copricanna che è tenuto in sito dal bocchino; il traversino,
le viti di culatta, i tubicini e le due viti di rinforzo, il tutto è protetto superficialmente
mediante brunitura lucida.
Nella cassa, troviamo tra l'impugnatura ed il fusto un'apertura per mettere in comunicazione
il SERBATOIO (visualizza) con lo spazio di caricamento della culatta.
La testa dell'otturatore, che è più larga per accogliere il fondello del munizionamento in
8x57 e la manetta dell'otturatore con incisa la lettera S (solo produzioni post-belliche).
La modifica del ritegno dell'otturatore, fatta per poter inserire l'otturatore senza dover
premere il grilletto e la parte superiore della culatta mobile con incisa la lettera S (solo
produzioni post-belliche).
Tacco di legno posto dentro il serbatoio, che a sua volta era bloccato da una o due spine trasversali (P.M.R. Breakey collection).
Il nuovo profilo del gancio a becco,
posto dentro la scatola serbatoio, per
agganciare e tenere ferma la nuova
lastrina; nell'immagine la zona verde
identifica la parte asportata.
Forgiata in acciaio è di forma cilindrica e serve per alloggiare l'otturatore, il meccanismo
di scatto e di alimentazione e permetterne i movimenti, sulla parte superiore della culatta
mobile e sul manubrio dell'otturatore (produzione italiana) si trova incisa la lettera S, che è
il sinonimo del munizionamento spitzer (appuntito).
Esternamente si notano:
l'apertura per il serbatoio, lo spacco per il passaggio del manubrio dell'otturatore, la
codetta con la filettatura per la vite d'unione con il serbatoio, la scanalatura longitudinale
per il passaggio del dente di arresto del cane, la finestra per il dente di scatto, l'incavo
trasversale per l'aletta del tubetto.
Anteriormente ed inferiormente:
il dente che si alloggia nel traversino metallico della cassa per trasmettere a quest'ultima il
rinculo; il suddetto dente è interamente filettato per l'unione con la vite anteriore del
serbatoio.
Internamente:
un tratto filettato per permettere l'avvitatura della canna, una gola cilindrica con gli
incastri per l'appoggio delle alette di chiusura del cilindro-otturatore.
Detti incastri sono intervallati da 2 risalti a fianco elicoidale su cui si impegnano le alette
dell'otturatore, 2 scanalature longitudinale entro le quali scorrono le alette e, in quella di
sinistra, anche la guida del cane, la finestra per l'espulsione e per l'aletta del bilanciere, il
foro per il ritegno dell'otturatore.
La produzione
Gli arsenali di trasformazione del moschetto in cal. 7,92 furono:
KRIEGHOFF (Klagenfurt) 1945
F.N.A. Brescia/FRANCHI 1950-1954
Il punzone col valore del calibro (7,9) è posto sulla canna in prossimità del tratto filettato per il congiungimento alla culatta e sotto Il logo della ditta H. Krieghoff di Klagenfurt (Austria).
F.N.A. Brescia/FRANCHI 1950-1954
Caratteristiche della produzione delle armi modello 38 in cal. 7,92 |
Moschetto modello 38 |
velocità iniziale |
m/s 725 |
peso |
kg 3,32 |
lunghezza senza baionetta |
cm 91,9 |
lunghezza canna |
mm 451 (69 calibri) |
rigatura |
4 righe destrorse |
passo rigatura |
costante |