Non si erano ancora spenti gli echi della prima guerra mondiale che, in seno alle forze armate
italiane, si aprì un acceso dibattito per discutere quali armi potessero essere utili ad un esercito
moderno in base alle esperienze acquisite durante il conflitto.
In queste disquisizioni ci si interrogò sull'utilità di adoperare ancora armi lunghe, come il fucile
modello 1891, adatto esclusivamente a combattimenti a grandi distanze e se fosse ancora
opportuno utilizzare lo stesso calibro.
Tali propositi, puramente teorici, furono immediatamente congelati per la mancanza dei fondi, data
la necessità di dedicare tutte le risorse disponibili ad altri progetti più urgenti a causa
dell'incombente crisi mondiale.
Dopo diversi anni con la guerra civile spagnola oramai prossima a scoppiare e con un chiaro
coinvolgimento del governo italiano, indusse le alte sfere dell'esercito ad un riesamino di quelle
discussioni. Fu ordinato al Maggiore di Artiglieria Roberto Boragine la progettazione di un nuovo
fucile per il nuovo calibro, ma con l'utilizzo delle risorse disponibili, mentre il Colonnello Giuseppe
Mainardi studiava la nuova munizione in calibro 7,35 in collaborazione con la Società Metallurgica
Italiana di Campo Tizzoro (PT) e la società genovese Bombrini Parodi Delfino ma con la fabbrica a
Colleferro (RM).
Nei vari arsenali giacevano principalmente una grande quantità di canne dei fucili modello 1891,
dove molte di queste furono a suo tempo utilizzate per la trasformazione, con l'accorciamento e la
modifica dei legni, in "moschetto modello 1891/24", mentre quelle eccessivamente usurate
divennero in seguito una riserva di materiale per sperimentare e successivamente realizzare le
canne per la nuova arma.
Uno dei primi tentativi fu quello di modificare solo il calibro dei fucili modello 1891, lasciando
invariata la lunghezza della canna, ma tale soluzione ottenne dei risultati molto scoraggianti dato
che la nuova palla, ancor prima che questa uscisse dalla volata, veniva completamente abrasa
dalla rigatura.
Si continuarono le sperimentazioni, fino allo sviluppo del 1938, quando furono trovate le
caratteristiche ottimali per iniziare la produzione di serie e cioè una canna lunga 536 mm, con
rigatura destrorsa a passo costante di mm 240, la profondità della rigatura di 0,14 mm e la
lunghezza della rigatura di 475,5 mm, ottenendo per il calibro le misure di 7,35 mm tra i pieni e 7,63
mm tra i vuoti.
La parte terminale della canna che era sfaccettata veniva tornita e trasformata in tronco conica,
come nella nuova configurazione adottata sin dal 1936 a Terni per i moschetti modello 1891 per TS
in calibro 6,5, sulle armi trasformate è possibile trovare traccia di tale lavorazione e in particolare
del foro che in origine serviva per la vite di bloccaggio dell'alzo a quadrante sul risalto ricavato sulla
canna.
L'alesatura delle canne poteva indurre i progettisti ad ottenere calibri superiori, magari un 7,5 mm o
addirittura l'8 mm (ideale per eguagliare il più potente alleato germanico); ma le oculate spese
dedicate a questa trasformazione imponevano di mantenere la stessa camera di cartuccia,
adattata con una piccola modifica, al fine di utilizzare oltre che a tutta la struttura della culatta, la
scatola serbatoio, l'otturatore e gli stessi bossoli del calibro in 6,5, che per trasformarsi nel  nuovo
calibro di 7,35, dovevano essere dotati di una nuova palla di forma affusolata e non più tronco-
conica, con conseguente  assottigliamento del colletto.
Unico "inconveniente" delle nuove armi, fu che le caratteristiche strutturali imposero una nuova
conformazione dei legni, purtroppo senza la possibilità di riutilizzare quelli dei vecchi fucili e quindi
fabbricati ex-novo.
Particolare innovativo era la rivoluzionaria tacca di mira fissa esatta alla distanza di 200 metri e non
meno importante fu l'adozione di una baionetta-pugnale, più corta di quella del 91, che, anche se
inastata, nella condizione di riposo si ripiegava su se stessa per poi alloggiarsi, nella parte superiore
della cassa, in una apposita scanalatura. Questa soluzione sgravò il peso e soprattutto l'ingombro
per il soldato che non era più obbligato a portare il fodero con la baionetta nella cintura.
La bacchetta nettatoia invece, per problemi strutturali, fu alloggiata nel pala del calcio del fucile,
accessibile tramite sportellino a molla posto nel calciolo metallico, come nel moschetto modello
1891, ma composta da tre elementi, che si avvitavano tra loro.
L'Italia si apprestava all'adozione di un nuovo fucile, col riciclo delle vecchie canne usurate dei fucili
modello 1891 e con un calibro, più potente, la cui misura fu "imposta" esclusivamente da calcoli
economici.
Purtroppo i venti di guerra aleggiavano in tutto il mondo, lo scoppio di questa immane catastrofe
colse l'Italia impreparata alla sostituzione radicale del nuovo fucile in calibro 7,35 con quello in
calibro 6,5.
La produzione non permise l'armamento completo dei reparti, quindi il nostro esercito si trovò,
anche se per un breve periodo di tempo con le armi modello 1891, il nuovo fucile e con due tipi di
munizionamento che potevano essere facilmente scambiati tra loro (n.d.r. si dice, anche se non
abbiamo documentazioni certe, che alcuni reparti con armi in calibro 6,5 ricevettero
munizionamento in calibro 7,35 e viceversa). Inutile sottolineare le pericolose conseguenze in caso
di utilizzo improprio, nonostante fosse impresso oltre che sulla tacca di mira e sulla pala del calcio
la misura del calibro.
Quindi fu presa la decisione di terminare la produzione delle armi del nuovo calibro, che comunque
continuò per tutto il 1939, anche se sono stati riscontrati alcuni rari esemplari del 1940.
La produzione delle munizioni proseguì in maniera sporadica, anche perchè bisognava provvedere
comunque ai rifornimenti per il nuovo fucile. Per sopperire alla necessità dell'esercito, fu deciso di
produrre le nuove armi in calibro 6,5, utilizzando lo stesso progetto e dando inizio alla nascita delle
armi modello 38.
I fucili in calibro 7,35, costruiti in un numero approssimativo di 645.000 esemplari, compresi i
moschetti e i moschetti per ts, furono ritirati dai reparti operativi, per armare quelli di seconda linea
come la milizia contraerea, le divisioni di difesa costiera e la G.I.L. (Giovani Italiani del Littorio), per
poi essere ceduti in parte, si presume circa 95.000, alla Finlandia, pronta a difendersi dagli attacchi
della Russia.


"la guerra è la lezione della storia che i popoli non imparano mai abbastanza"



Le evidenti ed innovative conclusioni nell'adozione del nuovo fucile furono:

-variazione della camera di cartuccia, con una piccola modifica di quella precedente
-variazione del bossolo utilizzando quello del cal. 6,5
-nessuna nel meccanismo di caricamento e sparo (serbatoio ed otturatore con manubrio ripiegato)
-la stessa lastrina di caricamento
-alleggerimento del fucile
-minore ingombro
-maggiore potere di arresto del proiettile
-minor peso della cartuccia e a parità di peso maggior numero di colpi trasportati
-maggiore velocità iniziale della pallottola                                                                        
-adozione di una sola linea di mira fissa, con conseguente addestramento specifico
-utilizzazione di tutte le canne usurate e no (vedremo in seguito) del fucile modello 1891
-baionetta-pugnale ripiegabile e alloggiabile nel fucile senza essere agganciata alla cintura                   


Ecco nelle due tabelle la comparazione tra i fucili e il munizionamento:                                                        
peso senza cinghia con baionetta Kg 3,675 Kg 4,270
peso senza cinghia e senza baionetta Kg 3,400 Kg 3,900
lunghezza senza baionetta cm 102 cm 129
lunghezza con baionetta cm 119,5 cm 159
lunghezza lama baionetta cm 17,5 cm 30
lunghezza canna cm 53,6 cm 78
passo rigatura cm 24 costante cm 24 progressiva
peso totale cartuccia gr 19,75 gr 22,6
peso del proiettile gr 8,30 gr 10,35
peso del bossolo gr 8,82 gr 9,65
peso della carica di lancio gr 2,62 gr 2,28
lunghezza totale della cartuccia mm 73,23 mm 76,6
lunghezza del proiettile mm 27,28 mm 30,4
pressione atm 2570 atm 3200
velocità Vo m/s 757 m/s 700
ordinata a 300 m per gittata di 500 m cm 102,2 cm 120
CARATTERISTICHE TECNICHE E COSTRUTTIVE
CANNA  (visualizza)
E' fatta di acciaio fuso al crogiuolo, lunga 536 mm, il profilo esterno è tronco-conico,
anteriormente si notano il vivo della volata che porta superiormente un mirino inserito a
coda di rondine posto su un anello.
Nella parte posteriore della canna è montata una tacca di mira fissa, bloccata con una vite,
per la distanza di 200 m e sopra inciso il calibro dell'arma.
Verso la culatta troviamo un ingrossamento, anch'esso tronco conico, ottenuto con la
tornitura della parte sfaccettata, già adottato nella produzione dei moschetti modello 1891
dalle fabbriche di BRESCIA (F.N.A. Brescia) 1932-1942 e TERNI 1935-1938, sul quale sono
incise le iniziali della fabbrica, il nome della città ove risiede la fabbrica, il numero di
matricola, l'anno di costruzione con l'Era Fascista e i vari punzoni del collaudo.
Il tratto filettato è la parte di congiunzione con l'avvitamento alla culatta mobile.
Il profilo interno, presenta posteriormente la camera di cartuccia al termine della quale 
inizia il tratto cilindrico rigato.
Le righe sono 4  con andamento destrorso a passo costante di 24,00 cm, mentre il tratto
rigato è lungo 475,5 mm.
CULATTA MOBILE    (visualizza)
Forgiata in acciaio è di forma cilindrica e serve per alloggiare l'otturatore, il meccanismo
di scatto e di alimentazione e permetterne i movimenti.
Esternamente si notano:
l'apertura per il serbatoio, lo spacco per il passaggio del manubrio dell'otturatore, la
codetta con la filettatura per la vite d'unione con il serbatoio, la scanalatura longitudinale
per il passaggio del dente di arresto del cane, la finestra per il dente di scatto, l'incavo
trasversale per l'aletta del tubetto.
Anteriormente ed inferiormente:
il dente che si alloggia nel traversino metallico della cassa per trasmettere a quest'ultima il
rinculo; il suddetto dente è interamente filettato per l'unione con la vite anteriore del
serbatoio.
Internamente:
un tratto filettato per permettere l'avvitatura della canna, una gola cilindrica con gli incastri
per l'appoggio delle alette di chiusura del cilindro-otturatore.
Detti incastri sono intervallati da 2 risalti a fianco elicoidale su cui si impegnano le alette
dell'otturatore, 2 scanalature longitudinale entro le quali scorrono le alette e, in quella di
sinistra, anche la guida del cane, la finestra per l'espulsione e per l'aletta del bilanciere, il
foro per il ritegno dell'otturatore.
FORNIMENTI di produzione iniziale  (visualizza)
Sono il bocchino con la vite passante di bloccaggio che a sua volta passando dentro
l'incavo del supporto della baionetta-pugnale, si avvita alla maglietta che serve al passaggio
della cinghia; il traversino, fissato con due viti nella pala del calcio, anch'esso per il
passaggio della cinghia  e il calciolo metallico provvisto di sportellino per alloggiare la
bacchetta nettatoia che è scomposta in tre parti avvitabili tra loro.
Un altro particolare in legno è il copricanna che è tenuto in sito dal bocchino e verso la
culatta dalla rientranza della tacca di mira fissa.
Il bocchino, il calciolo metallico, il traversino, le viti di culatta ed i tubicini, il tutto è
protetto superficialmente mediante brunitura lucida.
FORNIMENTI di produzione di serie  (visualizza)
Sono il bocchino con due viti passanti di bloccaggio di cui la prima passa dentro il foro del
supporto della baionetta-pugnale; la fascetta con maglietta per il passaggio della cinghia, il
traversino, fissato con due viti, nella pala del calcio anch'esso per il passaggio della cinghia
e il calciolo metallico provvisto di sportellino per alloggiare la bacchetta nettatoia che è
scomposta in tre parti avvitabili tra loro, passante sulla canna e che si incastra col
bocchino troviamo la struttura di aggancio della baionetta pugnale.
Un altro particolare in legno è il copricanna che è tenuto in sito dalla fascetta e verso la
culatta dalla rientranza della tacca di mira fissa.
Il bocchino, il calciolo metallico, il traversino, le viti di culatta ed i tubicini, il tutto è
protetto superficialmente mediante brunitura lucida, questi fornimenti vennero poi utilizzati
per i fucili modello 38 in calibro 6,5.
CASSA di produzione iniziale  (visualizza)
E' in legno di faggio ed è costituita dal fusto, dall'impugnatura e dal calcio.
La cassa è lunga 880 mm, ha sui fianchi delle scanalature che facilitano l'impugnatura
dell'arma (finger groove), presenta un lungo incasso interno longitudinale per l'alloggiamento
della canna, un altro incasso per l'alloggiamento del traversino, un piccolo canale esterno
per l'incasso della baionetta pugnale ed altri incassi per i fornimenti.
CASSA di produzione di serie  (visualizza)
E' in legno di faggio ed è costituita dal fusto, dall'impugnatura e dal calcio.
La cassa è lunga 880 mm, ha sui fianchi delle scanalature che facilitano l'impugnatura
dell'arma (finger groove), presenta un lungo incasso interno longitudinale per l'alloggiamento
della canna, un altro incasso per l'alloggiamento del traversino, un piccolo canale esterno
per l'incasso della baionetta pugnale ed altri incassi per i fornimenti, questo tipo di cassa
venne poi utilizzata per i fucili modello 38 in calibro 6,5.
Comune nei due tipi di cassa, troviamo tra l'impugnatura ed il fusto un'apertura per mettere
in comunicazione il SERBATOIO  (visualizza) con lo spazio di caricamento della culatta.
La produzione

Gli arsenali di produzione del fucile corto in cal. 7,35 furono:

TERNI 1938-1940
BERETTA 1939
GARDONE VAL TROMPIA 1939-1940
F.N.A. Brescia  1939-1940
  fucile corto cal 7,35      fucile '91 cal 6,5
cartuccia cal 7,35         cartuccia cal 6,5
Terni 1938-1940
Nella figura a sinistra troviamo
il classico punzone coronato
con la sigla R.E. TERNI e l'anno
di produzione col numero
romano che indica l'era
fascista, il XVIII (18° anno),
particolare curioso dato che
l'era fascista è cominciata nel
1922 e nel 1939 dovrebbe
corrispondere al 17° anno
(XVII).
Evidentemente quest'arma è
stata costruita dopo il 28
ottobre del 1939, data di
ricorrenza della marcia su
Roma ed inizio del 18° anno
dell'era fascista.
Terni 1938-1940
Nella figura a sinistra la classica
"gara di punzonatura", notiamo:
il punzone del calibro, la
matricola, la pressione di
collaudo (banco di prova
inglese) e i fucili incrociati.
Beretta Gardone 1939
Nella produzione Beretta
Gardone, l'anno di produzione,
il trattino e l'era fascista XVII
(17° anno).
Gardone V.T. 1939-1940
In questa produzione l'anno è indicato
con tre numeri 939, il trattino e il
numero romano dell'era fascista.
F.N.A. Brescia 1939-1940
In questa produzione l'anno è indicato
con due numeri 39, il trattino e il numero
romano dell'era fascista.
Terni 1938-1940
Produzione 1939 XVII.
Terni 1938-1940
Nella figura a sinistra di questa
produzione Terni, notiamo il
marchio d'accettazione
dell'esercito finlandese, SA
(Suomen Armeija).
I finlandesi modificarono la
tacca di mira fissa dei fucili
corti in cal 7,35 alla distanza
esatta di 150 m.