CARATTERISTICHE TECNICHE E COSTRUTTIVE



Moschetto modello 1891, in dotazione alle Guardie personali del Vicerè d'Etiopia, il Duca Amedeo d'Aosta.
Fu prodotto dalla Beretta nel 1939 in 100 esemplari ed hanno la serie matricolare compresa tra il numero C8000 e C8100 (questo proposto ha la matricola C8013).
Di questo raro moschetto se ne differenziano due tipi, il primo, quello da truppa  ed il secondo, per ufficiali, riconoscibile da intarsi piu pregiati ed elaborati.
Dei 100 moschetti prodotti sembra che ne esitano ancora 40, distribuiti tra musei e collezionisti privati.
Le caratteristiche balistiche e tecniche sono le stesse del moschetto modello 1891.


Moschetto modello 1891, per soldati e graduati.


“Per gentile concessione di Euroarms Italia, foto J.C. - riproduzione vietata
Vista sinistra e destra dell'arma.
La produzione:


BERETTA 1939 ( C8000-C8100 )
produzione per la guardia personale del Vicerè d'Etiopia, Duca Amedeo d'Aosta.
Amedeo Umberto Lorenzo Marco Paolo Isabella Luigi Filippo Maria Giuseppe Giovanni di Savoia-Aosta, soprannominato Duca di Ferro ed eroe dell'Amba Alagi , è stato un membro di Casa Savoia, appartenente al ramo Savoia-Aosta, un generale italiano e fu viceré dell'Africa Orientale Italiana dal 1937 al 1941.
Amedeo nacque a Torino nel 1898 da Emanuele Filiberto, secondo duca d'Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. Come erede del Ducato d'Aosta, ricevette il titolo di Duca delle Puglie.
A nove anni venne inviato in Inghilterra a studiare presso il collegio di St. Andrew di Londra. Tornato in Italia, a quindici anni venne avviato alla carriera militare iscrivendosi al Reale Collegio della Nunziatella di Napoli.

All'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale si arruolò volontario, a soli 16 anni, come soldato semplice nel Reggimento artiglieria a cavallo "Voloire", il padre Emanuele Filiberto lo presentò al generale Petitti di Roreto dicendo: "Nessun privilegio, sia trattato come gli altri".
Amedeo di Savoia-Aosta venne subito destinato alla prima linea come servente d'artiglieria sul Carso, guadagnandosi sul campo il grado di tenente per merito di guerra.
Al termine del conflitto ottenne dal padre il permesso di seguire lo zio Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi, in Somalia, dove era impegnato nell'esplorazione del fiume Uèbi Scebèli con lo scopo di realizzare una fattoria per la coltivazione di cotone, canna da zucchero e semi oleosi, insieme costruirono una ferrovia ed un villaggio, battezzato Villaggio Duca degli Abruzzi.

A seguito della morte del padre Emanuele Filiberto nel 1931, Amedeo assunse il titolo di duca d'Aosta, nel 1932 entrò nella Regia Aeronautica e diventò, dopo la conquista italiana del 1936, viceré d'Etiopia.
Dopo la seconda guerra italo-abissina, il 21 ottobre 1937, Amedeo di Savoia fu nominato governatore generale (e quindi comandante in capo) dell'Africa Orientale Italiana e viceré d'Etiopia.
Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi nell'Africa Orientale Italiana, le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l'ultima resistenza sulle montagne etiopi. Amedeo si asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio 1941 sull'Amba Alagi con 7.000 uomini, una forza composta da carabinieri, avieri, marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 militari delle truppe indigene,
lo schieramento italiano venne ben presto stretto d'assedio dalle forze del generale Cunningham (39.000 uomini).
I soldati italiani, inferiori sia per numero che per mezzi, diedero prova di grande valore, ma, rimasti stremati dal freddo e dalla mancanza di munizioni, acqua e legna, si dovettero arrendere ai britannici.
Il giorno 14 Amedeo ottenne da Mussolini l'autorizzazione alla resa e designò come negoziatore il generale Volpini, che, però, fu massacrato con la sua scorta dai ribelli etiopi che circondavano le linee italiane.
Poco prima della resa Amedeo autorizzò gli indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi (e altrettanto autorizzò a fare ai suoi ufficiali), ma, come risulta dai bollettini del 1941 del SIM, gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, testimoniando il profondo legame che si era instaurato fra lui stesso, i suoi più giovani ufficiali e le truppe Ascari.
A mezzogiorno del 17 maggio le condizioni della resa vennero pattuite dai generali Trezzani e Cordero di Montezemolo per parte italiana e dal colonnello Dudley Russel per parte britannica.
I militari di Sua Maestà Britannica, non solo in omaggio del comandante nemico appartenente alla migliore nobiltà europea, ma anche in segno di ammirazione per la fermezza da loro mostrata, resero gli onori delle armi ai superstiti, facendo conservare agli ufficiali la pistola d'ordinanza.

Tuttavia, i britannici non rispettarono del tutto le clausole delle condizioni di resa da essi proposte e liberamente sottofirmate, di fatto dopo la cerimonia dell'onore delle armi, i soldati italiani vennero lasciati in balìa delle truppe indigene, che li depredarono di ogni cosa e allo stato maggiore non fu concesso di seguire il Duca come stabilito.
Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenya in aereo, durante il volo gli vennero ceduti per alcuni istanti i comandi, in modo da consentirgli di pilotare per l'ultima volta. Arrivato in Kenya venne tenuto prigioniero dagli inglesi presso Dònyo Sàbouk, una località insalubre ed infestata dalla malaria a 70 chilometri da Nairobi.
Nonostante Amedeo intercedesse presso le autorità inglesi affinché migliorassero le condizioni dei militari italiani e per il rimpatrio dei civili, il comando britannico non gli consentì di ricevere nessuno né di visitare gli altri prigionieri.

Nel novembre 1941 iniziò ad accusare alcuni malori, a dicembre una febbre alta lo costrinse a letto.
Tre settimane dopo il comando britannico permise ad Amedeo di recarsi a visitare i prigionieri italiani (sarebbe stata l'ultima sua uscita), ma gli impedirono di salutarli personalmente, ottenne solo che la sua vettura procedesse a passo d'uomo di fronte ai cancelli del campo di prigionia.
Dietro i cancelli i prigionieri italiani gli tendevano le mani e lo chiamavano per nome, mentre Amedeo non si curava di asciugare le lacrime che gli rigavano il volto.
Il 26 gennaio 1942 gli vennero diagnosticate malaria e tubercolosi, morì il 3 marzo 1942 nell'ospedale militare di Nairobi dove fu da ultimo ricoverato.
Per sua espressa volontà è sepolto al sacrario militare italiano di Nyeri, in Kenya, insieme ai suoi 676 soldati, poiché aveva avuto solo figlie femmine, nel titolo ducale gli successe il fratello Aimone.

                                                                                                          (fonte Wikipedia)
Sul rigonfiamento della canna troviamo inciso l'anno di produzione, la fabbrica, la città e la matricola.
Vista laterale destra e sinistra del moschetto, con l'otturatore nichelato, la scatola serbatoio con nerbature e l'alzo a quadrante tipico del moschetto modello 1891.
La baionetta è nichelata, mentre la braca è di ultimo tipo con sgancio a pulsante (dorato).
Ecco in particolare la culatta e il meccanismo di scatto.
Nella parte anteriore della culatta in prossimità della canna si possono notare le cifre finali della matricola dell'arma (13), mentre sul grilletto è stampigliata la sigla del produttore PB (Pietro Beretta).
Come evidenzia la foto, la culatta e il grilletto sono dorati.
Interno del legno con stampigliato il numero parziale della matricola.
L’inserto in argento ben incassato sulla pala del calcio esguito dal gioielliere Calderoni di Milano, oggi esiste soltanto come marchio (acquistato dal Gruppo Damiani nel 2006).
Il cartiglio rappresenta una corona Ducale con foglie di alloro e quercia, che fanno da cornice alla lettera "A" degli Aosta.
Il calciolo metallico è nichelato come le viti di fissaggio, mentre il bocchino e la sua vite di fissaggio sono dorati.
Nel copricanna, al suo interno, si trova la matricola completa.
Vista della parte anteriore della culatta, finemente cesellata
e raffigurante due draghi fumanti che si fronteggiano.
Al centro un ricamo di piante che si intrecciano verso il basso con le code e le ali dei draghi.
Moschetto modello 1891, per ufficiali

“Per gentile concessione di un collezionista privato"
Vista lato destro dell'arma.
Vista della culatta, finemente cesellata e degli intarsi in argento posti nel legno tra la culatta e serbatoio.
Splendidi particolari della culatta, possiamo notare che l'arma è stata prodotta dalla Beretta Gardone nel 1939. 
Nella foto in alto la scatola serbatoio anch'essa cesellata. 
Attacco della cinghia.
Vista dell'arma, particolare della parte alta e della parte sotto il serbatoio.
Il calciolo metallico e l'otturatore.
Magnificenza del cartiglio, reso ancora più bello dell'intarsio di foglie (sempre in argento) posto sopra l'emblema degli Aosta.
Ecco i cartigli presenti nel moschetto per ufficiali "Duca Amedeo d'Aosta".